Rumors finale di Campagna - Aria Wildust (Interpretato da Giulia)
Con la Partecipazione straordinaria di Eru (Manu) e Aira Wildust (Pami)
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"Il tempo delle divisioni è finito. Trincerarsi dietro alla filosofia è diventato la scusa dell'apatia. Equilibrio non significa eterna neutralità, ma saper scegliere con saggezza. Non agire adesso, significa perdere tutto. Da oggi il nostro ordine si schiera contro l'Impero Sith e si mette al servizio della Resistenza.
Siete tutti richiamati al santuario, Fratelli del Fardello"
Pensiero dell'Anziano Eru Atrei nella mente condivisa Zeison Sha.
Mese. Settimo 140 ABY
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Tra poco l'avrebbe rivista. Erano passati molti mesi standard da quando si era dovuta separare da lei per concludere il suo percorso. Aveva scelto questo posto per chiudere quel capitolo e finalmente voltare pagina. Lo doveva a se stessa, lo doveva a loro due. Sapeva che avrebbe capito.
Seduta a quel tavolo, le dita toccavano nervosamente i fori del disckblade legato alla cintura.
Con la mente tornò a quel giorno.
".... come fuoco che danza sui nervi scoperti, suoni acuti da penetrare il cervello come lame taglienti."
Aria era in quello stato da sedici ore. Ne mancavano ancora otto, come chiesto dalla tradizione.
Il rito della condivisione non era mai uguale per tutti, c'è chi lo affrontava facilmente e chi per nulla.
Aria non solo era di ques'ultima categoria... persino l'Anziano Eru non aveva mai visto nulla di simile e né l'aveva nota nei suoi Tramandi.
"Da capo, iniziato. Narra le sensazioni, dipingile con le parole. Scava nel profondo. Focalizza"
Inginocchiata sul Taba'Ch rituale, il sudore aveva scavato solchi nel trucco cerimoniale sporcando sia il collo, sia le spalle delle vesti da iniziato Zeison Sha. Gli occhi spalancati che ormai non sbatteva quasi più, erano iniettati di sangue e le pulpille erano talmente dilatate che avevano ridotte le iridi a linee sottili. Quegli occhi erano due pozzi profondi di disperazione.
Aria era allo stremo delle forze, ma obbedì.
"Aghi dalle punte roventi negli occhi, vermi che divorano le viscere dall'interno... Paura che brucia come fuoco che danza sui nervi scoperti, suoni acuti da penetrare il cervello come lame taglienti"
Questa volta fu ancora più difficile. Cadde in avanti appoggiandosi sulle mani, vomitando un filo di bile scura.
Era al liminte, di questo passo sarebbe morta o la sua volontà avrebbe ceduto trasformandola in un perduto.
Eru doveva agire adesso.
E agì.
"Sto entrando" disse toccandole la spalla. Non appena la sua mente sfiorò i confini di quella di lei, fu aggredita da una brutale tempesta di emozioni. Eru non perse il controllo e, stando attento a non causarle ultueriore dolore, penetrò sino al centro della tempesta. Mostri composti da disperazione e follia strillavano paure e fallimenti, perdite e frustrazioni.
Al centro, una bambina tremante era coricata in posizione fetale sul pavimento di una stanza buia. Odore di plasteel fuso, di metalli incandescenti, di lubrificanti sintetici.
Fondor
La sua stanza.
Il momento della consapevolezza.
"Non eri una bambina quel giorno" Disse lui.
"Ma è così che mi sono sentita" disse lei alzandosi guardandolo negli occhi. "Non riesco a farlo uscire, sai? Il dolore intendo. Non sono capace"
"Io sono certo di si. Io sono sicuro che tu semplicemente non voglia perché hai paura di perdere la sua stima. Sappi che questo non succederà mai. Invece se non lo butterai fuori adesso, perderai molto di più. Ed è così che tutti soffriranno, compresa tu. Compresa lei.
Aria lo guardò inclinando la testa. "Aiutami a farlo. Ho davvero paura di non essere capace."
"Lo stai già facendo. Avevi solo bisogno di qualcuno che superasse i tuoi mostri e te lo dicesse, che aprisse quella porta." Rispose lui, mentre con un dito le asciguava una lacrima dalla guancia.
Si ritrovarono nella stessa posizione nella reltà. Le lacrime sgorgavano copiose dagli occhi di Aria e con esse scivolavano via quelle terribili creature che avevano messo radici nel suo cuore. Uno dopo l'altro, quei mostri svanivano lasciandola più leggera.
Quel giorno aveva imparato la lezione più importante della sua vita: le emozioni non sono debolezze struttuarli che intaccano l'animo. Reprimerle o lasciarle andare senza controllo sono solo delle filosofie posticce non adatte alle sue ali. Le emozioni andavano solo accettate e normalizzate: un lavoro da fare prima e su se stessi, giorno dopo giorno, senza mai smettere di imparare e di apprendere.
Aira arrivò quasi in silenzio, vestita di scuro e si diresse verso il suo tavolo.
Aria si alzò in piedi e, dopo un reciproco sguardo sorridente, si abbracciò a lungo con sua sorella.
Parlarono per quasi due ore, ridendo e interrogandosi sul periodo trascorse lontane.
Erano cambiate entrambe, eppure tra loro non era cambiato niente.
Da quella cantina si diressero dove un tempo c'era la loro unità abitativa. Sembrava che li il tempo si fosse fermato, ma sapevano entrambe che non era così.
Dopo che Fondor si era reso indipendente, dopo che la loro madre se n'era di nuovo andata chissà dove... e dopo la recente morte del padre, quello spazio era rimasto sgombro. Aira si guardò attorno guardinga e, dopo aver bypassato la serratura elettronica, aprì la porta.
Le tre stanze che un tempo costuituivano il loro mondo, erano compeltamente vuote. Non era rimasto nulla, neppure i segni dei mobili. Le pareti metalliche erano state pulite, così come il pavimento sintetico chiaro. Persino l'odore era alieno.
Nelle loro menti si susseguivano immagini di bambine che correvano felici, di musica dell'Impero che suonava la propaganda dagli altoparlanti e dei rari momenti passati con entrambi i genitori.
Rimasero li per qualche minuto, poi posarono per terra un fagotto contenente una chiave idraulica, un iniettore medico e un breve messaggio, che lessero entrambe ad alta voce.
Si abbracciarono ancora e si regalarono un altro sorriso, prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle.
Questa volta per sempre.
Mese Settimo. 140. ABY